giovedì 10 novembre 2011

I grilli di Beppe Grillo

Beppe Grillo non è un ospite frequente di Perle Complottiste, per diverse ragioni.

La prima dipende dal fatto che in passato, escludendo qualche (incerta?) eccezione, non aveva una grande vena complottista, anzi aveva trattato in malo modo complottisti undicisettembrini e sciachimisti.

La seconda dipende dalla circostanza che Beppe Grillo... è un comico.
Prendere sul serio un comico non è affatto semplice, perché non è mai troppo chiaro il limite tra la battuta e l'affermazione seria, e Grillo sa sfruttare molto abilmente questa ambiguità per sfuggire alle critiche.

Per esempio in una puntata di Annozero del 9 giugno 2011 Grillo ha risposto seriamente a numerose domande ma quando l'intervistatrice ha citato un'osservazione critica nei suoi confronti, ha detto:

"Io non sono un Sindaco, sono un comico, non sono affidabile! Non sono affidabile per niente, sono il più disonesto del mondo, va bene? Non dovete votare me, non sono candidato, mi guadagno i soldi con il mio lavoro, pago le tasse, con queste tasse paghiamo gli stipendi di questi ebetini di Firenze..." [dal min. 3:55 circa]

Quindi è chiaro che Grillo quando gli conviene muove le masse dei suoi fan verso determinati obiettivi politici e ideologici, e quando vuole aggirare le critiche sottolinea che è soltanto un comico.

Sta di fatto che tra i "grillini" fioccano complottisti di ogni genere e lo stesso Grillo non nasconde le sue simpatie per le strampalate teorie sul signoraggio dando ampia pubblicità sul suo blog a Eugenio Benetazzo.

Il 21 ottobre Grillo ha dedicato un post all'uccisione di Gheddafi (screenshot completo) nel quale insinua non meglio specificati collegamenti tra la morte di Gheddafi, quella di Bin Laden e quella di Saddam, tutti rei di essere stati "alleati dell'Occidente".

La cosa curiosa è che Grillo, nella miglior tradizione complottista, suggerisce che è stato proprio l'Occidente (e in particolare la NATO) ad aver eliminato tutti e tre per chissà quali reconditi motivi, senza fornire tuttavia una valida ragione per cui una nazione (o un gruppo di nazioni) dovrebbe eliminare i propri alleati, ma tant'è.

Qualsiasi persona normale dotata di un po' di buonsenso, infatti, si rende perfettamente conto del fatto che le due affermazioni sono incompatibili: o non erano alleati, o non è stata la NATO a farli fuori.

Ma una persona normale sa anche che effettivamente Bin Laden, Gheddafi e Saddam sono stati eliminati dalle forze armate occidentali (o comunque grazie al loro determinante contributo) per cui l'unica conclusione logica e razionale è che non erano alleati.

Vediamo invece cosa scrive Beppe Grillo.

"E' morto un altro alleato dell'Occidente. Si chiamava Gheddafi. Le sue forze armate furono addestrate dall'Italia. Ha aiutato i servizi americani nella caccia ai terroristi islamici . Era un dittatore amico."

Insomma, un benefattore a sentire Grillo... A beneficio della sua memoria corta, è il caso di ricordare un po' del passato del Colonnello. Gheddafi ha fatto saltare in aria il volo Pan Am 103 uccidendo 270 persone; ha fatto mettere una bomba in una discoteca di Berlino frequentata da militari americani; ha finanziato e aiutato gruppi terroristici islamici e non in tutto il mondo in chiave antiamericana e antioccidentale. Per restituirgli il favore, gli americani hanno bombardato le sue abitazioni nel tentativo di ucciderlo.
Sempre Gheddafi ha ordinato la distruzione del volo UTA 772 zeppo di francesi, in segno di riconoscenza per il bombardamento francese su obiettivi libici in Ciad, avvenuto qualche anno prima.

Come faccia Grillo a sostenere che Gheddafi fosse amico e alleato di americani e occidentali, è davvero un mistero. Il fatto di aver raggiunto una specie di tregua dopo decenni di botte a suon di attentati e bombardamenti è un conto, ma da questo parlare di alleanza è tutt'altro discorso.

"Riforniva con il suo petrolio l'Europa e con il denaro libico le banche internazionali che lo adoravano. [...] Il sipario è calato su questa farsa. Il petrolio libico è ora a disposizione dell'Occidente."

A parte il fatto che qualunque banca adora i clienti che portano un sacco di soldi (anche quelli di Grillo) non si capisce per quale motivo dica che il pertolio libico sarebbe a disposizione dell'Occidente soltanto adesso. Non aveva appena finito di dirci che Gheddafi riforniva di petrolio l'Europa? Anche qui, si decida, o è l'una o è l'altra.

Continuando a leggere, a proposito di Bin Laden, Grillo scrive:

"Bin Laden, in rapporti per anni con la Cia, che aiutò gli americani nella guerra afgana contro i sovietici."

Si tratta di un classico cavallo di battaglia cospirazionista, che in realtà è una bufala. Gli americani non hanno mai avuto rapporti con Bin Laden ma hanno aiutato altri gruppi di guerriglieri afghani impegnati a contrastare le forze sovietiche ai tempi del conflitto in Afghanistan del 1979-1989, gli stessi gruppi riattivati nel 2001 per spazzare via i Talebani e gli uomini di Bin Laden.

Del resto, Bin Laden ha organizzato un attentato dopo l'altro contro gli Stati Uniti e l'Occidente, fino ad arrivare all'apocalisse dell'11 settembre 2001.
Solamente un complottista o un sempliciotto può pensare che Bin Laden fosse alleato degli occidentali... eppure è proprio ciò che sostiene Grillo.

E quanto a Saddam... Grillo scrive:

"Saddam Hussein, il laico, il baluardo contro il khomeinismo, armato per anni dall'Occidente nella sanguinosa guerra contro l'Iran e poi impiccato dopo l'occupazione dell'Iraq della Nato dovuta a inesistenti armi di distruzione di massa."

A Grillo gioverebbe un bel ripasso visto che durante la guerra tra Iran e Iraq gli americani (e gli israeliani) aiutarono soprattutto l'Iran. Qualcuno ricorderà senz'altro lo scandalo Irangate.
Del resto Saddam fu tradizionale cliente delle industrie militari sovietiche che gli fornirono praticamente tutti gli equipaggiamenti per le sue forze armate.
Quando Grillo scrive che l'Iraq è stato armato per anni dall'Occidente, scrive quindi una gigantesca baggianata.
Oltretutto, come si può sostenere che Saddam fosse "alleato" dell'Occidente, dopo la terribile batosta che proprio l'Occidente gli inflisse nel 1991 con la prima guerra del Golfo?
E ad impiccare Saddam non sono stati certo gli americani o la NATO, ma gli stessi iracheni.

Ma Grillo, in preda al suo abituale furore, scrive una corbelleria dopo l'altra e arriva perfino a mettere nello stesso minestrone l'ex presidente egiziano Mubarak:

"Mubarak, sostituito da un regime militare, che ha avuto forti legami per decenni con le potenze occidentali, ora più morto che vivo e trascinato su una barella in tribunale."

Innanzitutto ci pare vivo e vegeto, altro che "più morto che vivo". In secondo luogo, Mubarak ha governato proprio grazie al potere delle sue forze armate. Regime di tipo militare era prima, regime di tipo militare è ora. Non è che in concreto cambi chissà cosa. A dimissionare Mubarak, però, è stato il suo stesso popolo.

Certo che alla fine di questa lettura sembra quasi che Grillo abbia dei rimpianti per dittatori eliminati dalla propria gente e sanguinari terroristi che hanno avuto il ben servito.

A chiusura della Perla, consentiteci una riflessione molto, molto cattiva.
Nel suo blog Grillo ha inserito, in colonna laterale, un'accorata critica contro le istituzioni per la morte del ragazzino travolto da un tram a Milano.
Le dotte riflessioni di Grillo iniziano così:

"Un ragazzino è morto sotto a un tram a causa di una macchina in sosta vietata, come cento altre nella stessa via, ogni giorno, da mesi. Dov'erano i vigli in questo periodo?"

Ora, se c'è qualcuno che farebbe bene a zittirsi con un po' di eleganza quando si parla di tragedie della strada, quello è proprio Beppe Grillo, condannato con sentenza definitiva per omicidio colposo, avendo causato la morte di tre persone in un incidente stradale, tra cui un bambino di 8 anni.

Sia chiaro, gli incidenti possono capitare. Ma proprio perché possono capitare, e proprio perché la tragedia di Milano è una di quelle causate da una combinazione di fattori imponderabili, almeno in questa occasione Grillo avrebbe fatto meglio a tacere.