martedì 25 settembre 2007

Anarchia


Un vero articolo da delirio quello pubblicato da Paxtibi nella sezione news di Luogocomune, il 20 settembre 2007.

Parte da una tenebrosa citazione di Dostoevski:

"I demòni sono usciti dall'uomo russo e sono entrati nel branco dei porci, e cioè nei Necàev, nei Serno-Solov'ëvic e così via. Quelli sono affogati, o affogheranno senza dubbio, e l'uomo ormai guarito, da cui sono usciti i demòni, siede ai piedi di Gesù"

e continua con riferimenti a Goebbels e a Hobbes per portare il suo attacco all'entità "Stato" per concludere:

"... il confronto tra potere e anarchia non è un problema politico. È un problema biologico. È in gioco la sopravvivenza..."

Un Paxtibi anarchico, quindi?

Il dubbio ce lo toglie lui stesso, nelle risposte ai commenti dei lettori:

"Intanto non siamo nati senza leggi, ma con la legge naturale ben incisa nel nostro DNA, come tutti gli altri esseri viventi. Questa legge – per la nostra stessa sopravvivenza – ci impone la collaborazione, ed essendo naturale è l'unica imposizione accettabile".

"Se per democrazia intendi il potere al popolo, sono d'accordo con te, ma non ha niente a che vedere con il sistema attuale: qui il potere ce l'hanno in pochi, tutti gli altri zitti e obbedire.Dare il potere al popolo è un concetto che può avere un senso solo se il potere è distribuito in egual maniera tra tutti: l'unico sistema che rende questo possibile è un sistema anarchico".

"... per quale fottuto motivo dovremmo continuare a mantenere un branco di parassiti succhiasangue? Se tanto il mondo è duro, la vita ingiusta, il futuro incerto, almeno risparmiamoci lo spettacolo della cosca cocainomane che s'ingozza a nostre spese!"

"In pratica hai affermato che tra monarchia e democrazia non c'è differenza se non superficialmente, e che siamo schiavi come allora.Il che, ovviamente, non inficia la logica del mio ragionamento secondo cui il potere in entrambi i casi è illegittimo e, soprattutto, si basa su dogmi indimostrabili, proprio come una religione."

"... la gente non trae alcun vantaggio dal sistema di potere; possiamo tranquillamente aggiungere che ne riceve un notevole danno, visto che metà del nostro tempo lavorativo lo regaliamo alla casta regnante.Se in base a queste conclusioni tu pensi che dobbiamo rassegnarci alla situazione, va benissimo, ma io la penso diversamente. Mica per altro, ma quello che ci aspetta rassegnandoci non è affatto simpatico".

Non sembra che a Massimo Mazzucco, titolare del sito, la cosa dispiaccia.
In un commento, spiega:

"A questo punto, direi che la domanda fondamentale è questa: secondo voi l'uomo è mutato, anche se di pochissimo, nel corso della civiltà, o la sua natura rimane identica a sè stessa, nonostante i vari strati culturali si vadano sovrapponendo nei secoli?Perchè se muta, anche di pochissimo, allora quello di Paxtibi è soltanto un futuro molto lontano, ma se non muta nemmeno di quel poco....."

Interviene anche Ashoka, con una dotta citazione di Aristotele il cui concetto di base è:

"Comandare ed essere comandato non solo sono tra le cose necessarie, ma anzi tra le giovevoli, e certi esseri , subito dalla nascita, sono distinti, parte a essere comandati, parte a comandare..."

Paxtibi allora vuole l'anarchia totale? Leggiamo:

"Per quanto riguarda l'alternativa, mi sembra che ci sia poco da discutere, ho già detto qual è: una società senza imposizioni. Che non impedisce certo ai suoi componenti di associarsi, ad esempio, per formare un fondo previdenziale. O di destinare la parte del loro guadagno che reputano sufficiente alla sicurezza. O di associarsi in comuni autosufficienti".

"Se lo stato è un male, eliminandolo non si può che migliorare.Per il resto, non sono un indovino, le conclusioni a cui posso arrivare sono le stesse a cui puoi arrivare tu. Ma sinceramente, non vedo perché dovremmo aspettarci qualcosa di peggio dello stato, visto che abbiamo concluso che dallo stato la gente non ottiene niente di buono, e ne subisce di cotte e di crude, dalle missioni di pace alle pensioni dei politici alle manganellate in faccia.Cosa potrebbe succedere di così brutto, eliminandolo?"

"Non è che dall'oggi al domani uno cancella lo stato, è ovviamente un processo lungo.Ma se la direzione è quella giusta non mi sembra un'obiezione valida la lunghezza o la difficoltà del percorso: la strada dello stato è breve e in discesa, ma conduce al baratro".

Music-Band non ci sta:

"Non credo che l'anarchia sia attuabile senza una contemporanea "consapevolezza" e un alto grado di valori morali degli individui"

"Ma qui si tratta di essere realisti. L'unico modo per far finire questa situazione sarebbe un patatrac, (che a mio avviso non sembra poi così lontano) e in quel caso si avrebbe il caos da cui poi nascerebbero nuove forme di dittatura".

e Florizel lo bacchetta:

"Scusa, music-band, tu che problema intravedi nell'alternativa proposta?Cioè, nel sottrarsi ad un'oligarchia che a livello planetario stabilisce come, quanto, dove, e se debbano vivere milioni di individui?L'alternativa potrebbe essere peggiore, chiedi.Io non vedo nulla di peggiore in un sistema che non solo sta palesemente mandando in rovina popoli e territori, ma che impedisce anche la benchè minima autodifesa, sostituendosi invasivamente alla capacità decisionale dei singoli e delle moltitudini."

Pausania esprime un concetto secco:

"PS: lo Stato siamo noi."

Abbiamo riportato le citazioni in ordine non rigorosamente cronologico, al solo scopo di evidenziare i concetti espressi dai loro autori.

Chi è anarchico e chi no? Decidetelo voi, la discussione prosegue mentre scriviamo, la trovate qui.

Questo post non partecipa al premio Perlone 2007.


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